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Referendum, la destra esulta: “Sconfitta devastante, spallata al governo fallita”. La Russa: “Il campo largo è morto”

La maggioranza infierisce sul mancato quorum, ma anche tra i "riformisti" del Pd c'è chi approfitta del flop: "Un regalo enorme a Meloni", commenta l'"anti-Schlein" Pina Picierno
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La destra esulta in coro, mentre tra i “riformisti” del Pd c’è chi approfitta del flop per mettere in discussione la leadership del partito. Si sintetizzano così le reazioni politiche al netto fallimento dei referendum su lavoro e cittadinanza, fermi intorno al 30% di affluenza, dato lontanissimo dal quorum del 50% + uno degli aventi diritto al voto. Dalla maggioranza si sottolinea l’esito deludente della campagna portata avanti dal centrosinistra (più o meno) unito con l’obiettivo di mettere in difficoltà il governo: “Il campo largo, se mai fosse nato, oggi è definitivamente morto”, dice il presidente del Senato Ignazio La Russa (FdI) in collegamento con La7 (video). “È troppo facile infierire su chi ha fatto una campagna puntando non sui quesiti, spiegandoli, ma sul “dagli alla Meloni” e “dagli a La Russa”. Tantissimi sono rimasti schifati da una campagna divisiva e di odio“, afferma. Gongola al Tg1 il deputato Giovanni Donzelli, responsabile Organizzazione di Fratelli d’Italia: “Hanno tentato una spallata al governo Meloni e per l’ennesima volta si sono slogati la spalla, perché di questo si tratta. Gli italiani si sono espressi: il 30% scarso è d’accordo con loro, e tutti gli altri sono d’accordo con il governo, a quanto pare”. Per un altro meloniano, il ministro degli Affari europei Tommaso Foti, “lo schiaffone per la compagnia del “tutti dentro contro la Meloni” conferma la miopia politica ed elettorale di chi pretendeva di trasformare i referendum in un giudizio sul governo”.

Dalla Lega esulta Matteo Salvini: “Grande rispetto per chi è andato a votare, enorme sconfitta per una sinistra che non ha più idee e credibilità e che non riesce a mobilitare neanche i propri elettori”, afferma il segretario e vicepremier. Per la sua vice alla guida del partito, l’eurodeputata Silvia Sardone, il dato dell’affluenza è una “devastante sconfitta per Schlein, Landini, Conte e compagni. Altro che segnale di sfratto, gli italiani hanno evitato, giustamente, di ascoltarli!”, scrive sui social. L’altro vicesegretario, Roberto Vannacci, insiste in particolare sul fallimento del quesito per abbreviare i tempi per richiedere la cittadinanza: “Gli italiani hanno scelto, e hanno parlato con voce chiara e ferma: la cittadinanza non si regala. Con buona pace dei salotti di sinistra, dei guardiani della morale e degli amanti della società fluida”, twitta. Da Forza Italia il segretario e vicepremier Antonio Tajani parla di “una sconfitta della sinistra e dell’opposizione che voleva tentare l’assalto al governo utilizzando il grimaldello dei referendum. La cosa è andata male, il governo si è rafforzato, l’opposizione si è indebolita”, dice al Tg1.

E anche nel Pd, il principale partito di opposizione, a godersi il fallimento è la minoranza contraria ai quesiti sul lavoro, che avrebbero voluto cancellare le norme-chiave del Jobs act del governo Renzi. A intervenire in chiaro è Pina Picierno, la vicepresidente del Parlamento europeo che si sta accreditando come futura sfidante della segretaria Elly Schlein: “Una sconfitta profonda, seria, evitabile. Purtroppo un regalo enorme a Giorgia Meloni e alle destre. Fuori dalla nostra bolla c’è un Paese che vuole futuro e non rese di conti sul passato. Ora maturità, serietà e ascolto, evitando acrobazie assolutorie sui numeri”, scrive su X.

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