Non si può guardare alle economie dell’Africa con lenti occidentali: tre esempi virtuosi di ‘non consumo’

Il mondo è pieno di risposte sbagliate perché si parte spesso da domande mal poste, ipotizzava l’economista Dani Rodrik.
Guardare alle economie africane con lenti occidentali rischia di portare a diagnosi sbagliate e terapie inefficaci. Le ricette del Washington Consensus, imposte ai paesi africani negli anni Ottanta, hanno spesso aumentato la loro dipendenza finanziaria anziché ridurla. Oggi, mentre il continente si allontana da Bruxelles e da Washington e al contempo guarda con sempre crescente interesse a Pechino, Nuova Delhi e ai Paesi del Golfo, emerge una verità sempre più evidente: il vero motore dello sviluppo sono le istituzioni locali e la capacità di costruire un contratto sociale credibile.
Ne è convinto anche l’economista britannico-americano James A. Robinson, Premio Nobel per l’Economia, che sottolinea come l’Africa non debba necessariamente replicare i modelli democratici occidentali per prosperare. Il Rwanda, ad esempio, dimostra che uno sviluppo economico rapido può coesistere con forme di autoritarismo, a patto che sia guidato da istituzioni solide. Anche l’idea che l’avversione alla tassazione sia un ostacolo insormontabile viene messa in discussione: paesi come Botswana e Rwanda, pur con entrate fiscali contenute, hanno ottenuto risultati significativi.
E per comprendere meglio questa prospettiva, vale la pena osservare tre esempi concreti di modelli di business nati da un modo diverso di leggere la povertà – non più come mancanza da colmare dall’alto, ma come punto di partenza per soluzioni adattate ai bisogni reali delle persone.
1. In Kenya e Nigeria, centinaia di migliaia di famiglie vivevano – fino a non molto tempo fa – letteralmente al buio. Niente elettricità, solo candele o lampade a petrolio. La svolta è arrivata con un’idea semplice ma geniale: se non puoi permetterti di pagare la corrente tutta insieme, perché non farlo a rate? Così è nato un sistema di pannelli solari venduti con micro-pagamenti giornalieri via cellulare, per pochi centesimi al giorno. Il risultato? Energia pulita e accessibile, sicurezza notturna, bambini che possono studiare dopo il tramonto.
2. Sempre in Kenya, oltre metà della popolazione era tagliata fuori dal sistema bancario. Ma quasi tutti avevano un telefono cellulare, anche basico. Così è nata M-Pesa, una piattaforma di mobile money che ha rivoluzionato l’accesso ai servizi finanziari: oggi milioni di persone possono inviare, ricevere e risparmiare denaro senza bisogno di un conto in banca. Un cambiamento epocale, che ha reso l’inclusione finanziaria una realtà per contadini, ambulanti, commercianti e famiglie.
3. In Nigeria un gruppo di imprenditori ha deciso di sfidare l’accesso limitato ai farmaci, un problema che può significare la differenza tra vivere o morire. La soluzione? Aprire farmacie low-cost che vendono medicinali essenziali in dosi singole, piuttosto che in confezioni intere. In questo modo, anche le famiglie più povere possono permettersi una cura, una compressa alla volta.
Queste tre piccole storie raccontano di un continente che non aspetta miracoli dall’esterno, ma che ogni giorno inventa risposte concrete ai propri bisogni. Un’Africa dove il “non consumo” – cioè l’impossibilità di accedere a beni di prima necessità – non è più una condanna, ma una leva per creare sviluppo.