Il quotidiano La Sicilia passa di mano dopo 80 anni: Ciancio cede a Palella, imprenditore dei monopattini Helbiz

Aveva annunciato una querela contro quei pezzi che raccontavano “le ombre siciliane di Mr. Palella da Acireale“. Non è chiaro se la denuncia sia stata effettivamente presentata, di sicuro c’è solo che adesso Salvatore Palella non avrà più alcuna voglia di litigare in tribunale coi giornalisti de La Sicilia. Il motivo? Semplice: l’imprenditore dei monopattini Helbiz ha appena rilevato il quotidiano che per primo ha raccontato i suoi esordi professionali. “Ho scelto di acquistare La Sicilia perché credo che il primo passo per costruire un futuro sia una comunicazione giusta: libera, aperta, trasversale, positiva”, ha detto Palella, nato ad Acireale (Catania) e poi trasferitosi negli Stati Uniti, fondatore della Palella Holdings. L’acquisizione prevede anche la società editrice Dse Spa con la relativa quota dell’agenzia Ansa e il patrimonio immobiliare, fra cui la Centrale del latte di Catania, iconica realtà della città etnea. Dopo 80 anni di gestione familiare, dunque, il quotidiano appartenuto ai Ciancio Sanfilippo passa di mano. Si chiude così un’era cominciata nel 1945, quando il giornale venne fondato a Catania da Domenico Sanfilippo. Passerà poi al nipote Mario Ciancio, controversa figura del panorama siciliano, finito sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa e assolto in primo grado. Dominus dell’editoria sull’isola per quasi mezzo secolo, Ciancio ha subito il sequestro preventivo dei beni per 150 milioni di euro, poi annullato dalla Cassazione: in mano a un amministratore giudiziario, per un periodo, era finita anche La Sicilia.
Le origini imprenditoriali da Acireale a Milano – Era in quel periodo che erano stati pubblicati alcuni articoli, firmati dal giornalista Mario Barresi, sulle origini imprenditoriali di Palella tra l’isola e Milano. Si raccontava della sua prima società, la Witamine Srl, attiva nella “consulenza amministrativo-gestionale e pianificazione aziendale” fondata nel 2006, e finita sotto sequestro ad agosto 2011 nell’inchiesta della Dda di Milano. Secondo l’accusa, il vero “dominus” sarebbe stato Michele Cilla, ritenuto vicino a Guglielmo Fidanzati, all’epoca detenuto per traffico di droga, figlio del palermitano Gaetano Fidanzati, capo mandamento di Arenella-Acquasanta. La società è stata in seguito dissequestrata e poi liquidata dopo un concordato preventivo dal Tribunale di Milano nel 2019. Cilla ha patteggiato nel 2014 a 10 mesi per associazione a delinquere e intestazione fittizia di beni in continuazione con altri reati di processi diversi, mentre Palella non è stato mai coinvolto dalle indagini. Il nome dell’imprenditore di Helbiz, società che oggi è leader nel settore dei monopattini a noleggio, è citato anche negli atti dell’inchiesta “Caronte” della Dda di Catania. La vicenda riguarda la gestione dell’Acireale Calcio, che Palella rileva a febbraio 2013. Il logo della società, però, apparteneva a tale Santo Massimino, che per cederlo chiedeva 15 mila euro. Ascoltato dagli inquirenti, Palella aveva spiegato essere stato minacciato da Massimino e per questo di essersi rivolto a “Enzo Ercolano, pensando che la personalità dello stesso potesse riuscire ad arginare il Massimino”. Ercolano è il figlio di Pippo Ercolano, storico boss di Cosa Nostra a Catania, cognato del capomafia Nitto Santapaola. Suo fratello, invece, è Aldo Ercolano ed è detenuto al 41bis per decine di omicidi tra cui quello del giornalista Pippo Fava. Anche Ercolano, però, invece di aiutare Palella lo insulta con toni minacciosi. “Tu sei un pezzo di merda, indegno, sbirru, carabinieri e fai fare brutte figure alle persone, sei un cesso! Tu sei un cesso! Sei un indegno che giochi con il culo delle persone, sei un cesso!”, diceva, nelle intercettazioni registrate dal Ros (ottobre 2013). E ancora: “Palella, Palella, ascoltami Palella, cu si cucca chi picciriddi, a matina agghiorna cacato (chi va a letto con i bambini, si sveglia con la cacca, ndr) … l’hai capito? Ed io con i bambini non ci devo dormire, perché non sono uno che si può coricare con i bambini, con gente disonorata, perché tu sei un disonore per te e la tua famiglia (…) tu ti sei mangiato l’onorabilità di tuo padre, di tua madre, delle tue sorelle (…) la mia onorabilità”. La vicenda giudiziaria si conclude con l’assoluzione di Massimino ed Ercolano “perché il fatto non sussiste”. Nelle motivazioni della sentenza si legge che Palella “ha più volte affermato di non essere mai stato intimidito né da Massimino né da Ercolano, considerando addirittura i rimproveri di quest’ultimo come ‘paterni’ e caratterizzati da un linguaggio colorito”. Quindi, Ercolano “era arrabbiato a livello amichevole, paterno” e Massimino riceve i 5 mila euro “volontariamente e liberamente”. In seguito, nell’appello bis, Ercolano è stato assolto dall’accusa di associazione mafiosa, e condannato solo per altre vicende di estorsione e intestazione fittizia di beni.
L’inchiesta di Report – Della scalata imprenditoriale di Palella, si è occupato anche Report, che partendo da Acireale e dalla vicenda con Enzo Ercolano, ha poi raccontato della creazione della società di criptovalute (HelbizCoin) e dell’accusa di una presunta frode fiscale, poi archiviata a gennaio 2021 dalla Souther District Court di New York. La trasmissione spiega poi la scalata nel mondo dei monopattini – con Helbiz ormai leader nel settore – grazie ad affari a Singapore e ai contatti con uomini dell’alta finanza italiana. Tra questi, Report cita quello con il banchiere Massimo Ponzellini, in passato coinvolto nell’inchiesta della Banca Popolare di Milano (assolto per associazione a delinquere e prescritto per corruzione), scelto come consulente di Helbiz e cugino del ministro leghista Giancarlo Giorgetti; e di Emanuele Liatti, uno dei manager di Helbiz, il cui patrigno è Alfredo Altavilla, amministratore delegato di Ita, compagnia aerea che ha annunciato una partnership con la società di monopattini.