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Poste mette altri milioni in Tim, sarà il primo socio: “Non oltre il 25%, sinergie allo studio”

Investimento da 684 milioni di euro. La Uilcom: "Ci aspettiamo da parte del governo che ci dia e che ci fornisca qualche elemento in più visto che Poste ha ancora un azionariato pubblico"
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Sempre più Poste in Tim. Il gruppo delle spedizioni che fa capo al ministero dell’Economia ha annunciato di aver raggiunto un accordo con i francesi di Vivendi, per rilevare il 15% del capitale ordinario di Tim a 0,2975 euro per azione (0,31 euro la chiusura di Borsa di venerdì) per un totale di 684 milioni di euro finanziati con la liquidità in cassa.

Dopo il perfezionamento dell’operazione, atteso entro giugno, Poste che ha appena comprato il 9,81% di Tim dalla Cassa Depositi e Prestiti pagando in azioni Nexi oltre a 180 milioni di euro, arriverà a possedere il 24,81% delle azioni ordinarie della società di telefonia e il 17,81% dell’intero capitale, diventando il primo socio della compagnia. “In ogni caso – spiega la società di spedizioni dello Stato -, Poste Italiane non intende acquisire una partecipazione superiore alla soglia rilevante ai fini della disciplina sulle offerte pubbliche di acquisto obbligatorie (il 25%, ndr)”.

Quanto ai progetti per il futuro, Poste parla di investimento strategico “realizzato con l’obiettivo di svolgere un ruolo di azionista industriale di lungo periodo, che possa favorire la creazione di sinergie tra Poste Italiane e Tim”, ma anche “promuovere il consolidamento del mercato delle telecomunicazioni in Italia”. Al lato pratico è chiaro quello che l’azienda pubblica si aspetta di guadagnare da Tim nell’immediato, mentre non è facile delimitare il perimetro dei vantaggi che Tim potrebbe avere da prendere da Poste. Per esempio gli sportelli di vendita presso gli uffici postali che vantano una presenza capillare su tutto il territorio, anche nei paesi più remoti, sono l’aspetto più interessante per Tim che non ha praticamente più negozi propri, dato che per motivi di costi ha esternalizzato i suoi punti vendita mantenendone solo duecento in tutto il Paese, uno a Roma e uno a Milano. Questo tema però è tanto importante quanto delicato, dato che aprirà inevitabilmente un fronte importante in tema di concorrenza.

Per ora, quindi, Poste conferma che “è in fase avanzata la negoziazione per la fornitura di servizi per l’accesso di Postepay all’infrastruttura di rete mobile di Tim a partire dal primo gennaio 2026″. Mentre per il resto “sono in corso valutazioni finalizzate all’avvio di partnership industriali volte a valorizzare le molteplici opportunità per la realizzazione di sinergie tra le due aziende nei settori della telefonia, dei servizi ICT e dei contenuti media, dei servizi finanziari, assicurativi e dei pagamenti, e dell’energia”.

Quanto ai francesi, al termine della compravendita, che avverrà poco dopo la sua notifica all’Antitrust, manterranno una quota di minoranza in Tim pari al 2,51% delle azioni ordinarie e dei diritti di voto e all’1,8% del suo capitale sociale. “Questa operazione – ha detto all’Adnkronos il segretario generale della Uilcom, Salvatore Ugliarolo – ci fa sperare che non sia puramente finanziaria ma che sia un’operazione con una logica industriale seria con due grandi aziende come Poste e Tim. È chiaro che ci aspettiamo da parte del governo che ci dia e che ci fornisca qualche elemento in più rispetto all’operazione visto che Poste ha ancora un azionariato pubblico. Aspettiamo che il Governo ragguagli le parti sociali. Confidiamo che magari nei prossimi giorni e nelle prossime settimane avremmo qualche informazioni in più rispetto a questa operazione”.

Aggiornato dall’autore il 7 aprile 2025 alle 17.30

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